NOVEMBRE
Giovanni Pascoli

TESTO
  1. Gemmea l'aria, il sole così chiaro
  2. che tu ricerchi gli albicocchi in fiore,
  3. e del prunalbo l'odorino amaro
  4. senti nel cuore...
  5. Ma secco è il pruno, e le stecchite piante
  6. di nere trame segnano il sereno,
  7. e vuoto il cielo, e cavo al piè sonante
  8. sembra il terreno.
  9. Silenzio, intorno: solo, alle ventate,
  10. odi lontano, da giardini ed orti,
  11. di foglie un cader fragile. E' l'estate
  12. fredda, dei morti.
PARAFRASI

L’aria è limpida e fredda come una gemma (gemmea l’ariametafora e sinestesia - gemmea – dall’aggettivo latino gemmeus), il sole è così luminoso che tu (il poeta usa la seconda persona con valore generico, impersonale)  ricerchi [con lo sguardo] gli albicocchi in fiore, sentendo nel cuore (non nelle radici) l’odore amarognolo (odorino amarosinestesia – odorato+gusto) del biancospino (prunalbo).
Ma (avversativa che rompe l’illusione e riporta alla realtà) l’albero del biancospino è secco, le piante scheletrite/spoglie (stecchite) disegnano nel cielo sereno delle trame nere [con i loro rami spogli], il cielo è deserto [privo di uccelli, contrariamente a quanto avviene in primavera], e il terreno sembra vuoto sotto il piede e risuona  mentre lo calpesta (piè sonante ipallage).
Intorno c’è silenzio, soltanto grazie ai soffi di vento (ventate), si sente lontano un fragile (l’uso di questo aggettivo serve ad evocare sia l’aridità delle foglie, sia la loro caducità autunnale) cadere (cader fragileipallage) di foglie, proveniente dai giardini e dagli orti. È la fredda estate (ossimoro) dei morti (novembre tradizionalmente è il mese del culto dei morti).


Analisi e commento:

Novembre fa parte della sezione In campagna della raccolta Myricae.
In apparenza questa poesia può sembrare un semplice quadretto campestre di descrizione naturalistica, in realtà rivela un intento più profondo di riflessione sulla precarietà dell’esistenza.
Il poeta descrive un paesaggio novembrino della cosiddetta "estate di San Martino" (11 novembre) in cui la temperatura diventa momentaneamente più mite. Il paesaggio illuminato dal sole inganna per un attimo e fa pensare che la primavera sia alle porte, ma si tratta solo di un’illusione e ben presto la realtà si impone e ci rivela che è fittizia ogni sembianza di vita perché su ogni cosa regna un ineluttabile senso di morte.
Nella poesia vi è la compresenza di elementi visivi (l’aria tersa e limpida), olfattivi (l’odore del biancospino) e sonori (il suono del terreno calpestato o del cadere delle foglie).
La struttura del componimento è bipartita: la prima strofa descrive un paesaggio sereno, quasi primaverile e si contrappone nettamente alle altre due (attraverso un ma antitetico in posizione forte all’inizio del verso 5) che riportano alla dura realtà dell’autunno; è la contrapposizione tra la realtà della morte (dell’inverno) e l’illusione della vita (della primavera).

Metrica:

Tre strofe saffiche composte da 3 endecasillabi e un quinario a rime alternate. Schema: ABAb.
Mentre nella prima strofa il verso ha una musicalità dolce nelle strofe seguenti il poeta frantuma il verso, attraverso l’uso di virgole e altri segni di interpunzione, annullando così la musicalità dei versi e conferendo maggiore drammaticità.
Numerosi gli enjambement (in particolare vv.1-2, 7-8, 11-12 ). Numerosi anche gli iperbati: secco è il pruno (v.5), stecchite piante (v. 5), vuoto il cielo (v.7), sembra il terreno (v.8), di foglie un cader fragile (v.11).
Allitterazioni della s e della r che nella seconda strofa contribuiscono a comunicare il senso di aridità della natura.