X AGOSTO
Giovanni Pascoli

TESTO
  1. San Lorenzo, io lo so perché tanto
  2. di stelle per l'aria tranquilla
  3. arde e cade, perché si gran pianto
  4. nel concavo cielo sfavilla.
  5. Ritornava una rondine al tetto:
  6. l'uccisero: cadde tra i spini;
  7. ella aveva nel becco un insetto:
  8. la cena dei suoi rondinini.
  9. Ora è là, come in croce, che tende
  10. quel verme a quel cielo lontano;
  11. e il suo nido è nell'ombra, che attende,
  12. che pigola sempre più piano.
  13. Anche un uomo tornava al suo nido:
  14. l'uccisero: disse: Perdono;
  15. e restò negli aperti occhi un grido:
  16. portava due bambole in dono...
  17. Ora là, nella casa romita,
  18. lo aspettano, aspettano in vano:
  19. egli immobile, attonito, addita
  20. le bambole al cielo lontano.
  21. E tu, Cielo, dall'alto dei mondi
  22. sereni, infinito, immortale,
  23. oh! d'un pianto di stelle lo inondi
  24. quest'atomo opaco del Male!
PARAFRASI

San Lorenzo (apostrofe - il Poeta si rivolge al santo celebrato il 10 agosto, anniversario dell’assasinio del padre), io lo so perché così tante stelle (tanto di stelle: per un particolare fenomeno astronomico, nella notte di San Lorenzo le stelle cadenti sono molto più numerose del solito) ardono e cadono nell’aria serena, perché un così grande pianto (gran pianto: le stelle che cadono diventano metafora del pianto) si manifesta nella volta del cielo (concavo cielo – vista da terra appare come una smisurata cavità).
Mentre la rondine tornava al suo nido (al tetto - sineddoche): la uccisero: cadde tra i cespugli spinosi (spini); ella aveva nel becco un insetto: la cena dei suoi rondinini (la rondine era l'unica fonte di sostentamento per i rondinini, così come Ruggero Pascoli lo era per la sua famiglia).
Ora è là, come in croce (la rondine abbattuta ha le ali aperte come se fosse stata crocefissa) che tende quel verme (l’insetto del v.7) verso il cielo lontano (metafora - aggettivo lontano utilizzato anche al v.20, in entrambi i casi vuole evidenziare l’indifferenza di Dio verso la sofferenza degli esseri viventi) e il suo nido (metonimia; il nido è emblema della gioia familiare) è con il calare delle ombre della sera (nell'ombra l'ombra della sera è anche metafora del dolore e della morte), in attesa (del cibo) che pigola sempre più piano (i rondinini rimasti senza la madre che provvedeva a portare il cibo sono ormai prossimi alla morte).
Anche un uomo (il padre del Poeta) stava tornando dalla sua famiglia (al suo nido - metafora): lo uccisero; disse: Perdono (prima di morire egli perdonò i suoi assassini) e restò con gli occhi spalancati che dicevano il dolore che la voce ormai non poteva più esprimere (aperti occhi un grido: metafora - Pascoli usa immagini incisive e molto suggestive per trasmettere la drammaticità della scena): portava due bambole in dono (metafora - comunica l'idea della famiglia). 
Ora là, nella casa solitaria (romita – prostrata dalla desolazione), lo aspettano (aspettanoanadiplosi - il verbo viene ripetuto per indicare l’attesa piena di angoscia) inutilmente: egli immobile e attonito (stupito dalla malvagità umana), indica le bambole a Dio (al cielo lontano).
E tu cielo, dall’alto dei tuoi mondi sereni  (perchè non conoscono il male e il dolore, lontani dalle miserie umane), infinito e immortale, di un pianto di stelle cospargi questo oscuro atomo del male (quest'atomo...Male: la terra, oscuro frammento - nella vastità dell'Universo - dominato dal Male).


Analisi e commento:

Questa poesia fu pubblicata sulla rivista “Marzocco” nel 1896 e poi inclusa nella quarta edizione di Myricae.
La lirica rievoca uno degli eventi più doloroso e drammatico della vita di Pascoli, la morte violenta del padre. Il giorno di San Lorenzo, ovvero il 10 agosto Pascoli, il padre di Pascoli venne assassinato a colpi di fucile, per mano di ignoti, mentre tornava a casa sul suo calesse.
Attraverso la poesia il poeta vuole comunicare al lettore la sua tristezza per la mancanza del padre assassinato e la accentua mettendo a confronto una rondine abbattuta col cibo nel becco per i suoi rondinini e il padre che ritornava a casa portando due bambole alle figlie, in modo tale da sottolineare l’ingiustizia e il male che prevalgono sulla terra.
La leggenda popolare identifica le stelle cadenti, che proprio nella notte del 10 agosto hanno la loro massima manifestazione nel corso dell’anno, con le lacrime di San Lorenzo. Pascoli varia questa simbologia, e il fenomeno astrale viene interpretato come il pianto che le stelle versano sulla malvagità degli uomini e sull’ingiustizia del mondo.
Attraverso le analogie egli riesce a dilatare il dolore personale, facendolo diventare universale. Ritorna il tema caro a Pascoli del “nido” unico rifugio al male e al dolore del mondo esterno.
Nel titolo, il “X” della data è utilizzato simbolicamente per trasmettere l’idea della croce.

Metrica:

La poesia è composta da sei quartine in cui si alternano endecasillabi e novenari. Schema: ABAB CDCD.
Il linguaggio frantumato in frasi breve separate attraverso l’uso diffuso di interpunzione contribuisce ad esprimere la drammaticità della situazione.