GIUSEPPE UNGARETTI
(1888-1970)



LA VITA

Nacque nel 1888 ad; il padre, che lavorava come operaio al canale di Suez, morì quando il poeta aveva appena due anni e la madre continuò a gestire un forno.
Il soggiorno africano lasciò a Ungaretti un patrimonio di ricordi “esotici”.
Dopo aver compiuto gli studi medi in Egitto, Ungaretti si trasferì a Parigi, dove studiò per due anni alla Sorbona, senza tuttavia laurearsi. Intanto frequentava i maggiori esponenti delle avanguardie.
Gli anni parigini furono segnati anche da un evento tragico che turbò fortemente il giovane Ungaretti: il suicidio dell’amico Moammed Sceab.
Nel 1914, allo scoppio della prima guerra mondiale, giunse in Italia, dove partecipò alla campagna interventista e infine si arruolò volontario.
Dal 1918 al 1921 visse ancora a Parigi, lavorando presso l’ambasciata italiana e scrivendo corrispondenze per il “popolo d’Italia” (il giornale di Mussolini); qui sposò Jeanne Dupoix, con la quale si trasferì a Roma impiegandosi presso il ministero degli Esteri.
Nel 1931 divenne corrispondente della “Gazzetta del Popolo”, e come tale compì numerosi viaggi in Egitto e in Europa.
Nel 1936 accettò l’incarico d’insegnare Letteratura Italiana all’Università di San Paolo in Brasile; qui fu colpito da un grave lutto: la morte del figlio Antonietto, di soli nove anni (che gli ispirerà le poesie del Dolore).
Rientrato in patria, fu eletto Accademico d’Italia ed ebbe la cattedra di letteratura italiana contemporanea all’università di Roma.
Dopo una vecchiaia attivissima - costellata di viaggi, premi, conferenze- morì a Milano nel 1970.



L’OPERA POETICA

L’itinerario poetico di Ungaretti si presenta caratterizzato da un primo tempo ”rivoluzionario”, con una metrica disgregata e originalissima, congiunta ad una rigorosa ricerca di essenzialità verbale intorno al tema drammaticamente coinvolgente della guerra testimoniato dalla raccolta “L’Allegria” e quindi da un “ritorno alla tradizione” sotto il profilo metrico, linguistico, di modelli e fonti, ma anche ideologico, in linea con la restaurazione europea e in particolare italiana.
L’itinerario è significativo di una generale evoluzione dall’eversione primo-novecentesca alla normalizzazione tradizionale del ventennio fascista.
L’esordio poetico di Ungaretti risale al 1915, quando pubblica le sue prime poesie sulla rivista “Lacerba”, aperta ai futuristi.
Ungaretti aveva da subito rivelato nei testi dell’esordio un’importante e originale retroterra: da una parte quello poliglotta e interculturale di Alessandria, dall’altra quello parigino segnato dall’avvento delle avanguardie, cui si affianca il legame, con l’ambiente futurista e lacerbiano.

La poetica delle parole

Ungaretti sente l’esigenza, variamente condivisa da simbolisti, avanguardia, crepuscolari, futuristi, di cercare uno strumento espressivo originale e non tradizionale. Egli ritiene, come molti simbolisti francesi, che la parola poetica debba essere ritrovata, scavata e “rivelata”, per riacquistare il suo valore essenziale, primigenio.

Il tema della guerra

La prima guerra mondiale, vissuta in prima persona dal poeta-soldato è “raccontata” liricamente nell’Allegria.
Nella guerra, l’uomo è posto di fronte a situazioni, esigenze e sentimenti drammaticamente elementari, e sente la presenza costante della morte.
Una condizione esistenziale così scarnificata, essenziale come le pietre del Carso che fanno da sfondo agli eventi bellici, non può trovare espressione che in una lingua altrettanto essenziale e in una metrica frantumata, fatta di “versicoli” che spesso coincidono con una sola parola spoglia e nuda, come nudo si scopre l’uomo nel dolore della guerra.

Le scelte anti-tradizionali dell’”Allegria”

La sperimentazione attuata nell’Allegria si traduce in una molteplicità di scelte:

  • nella disgregazione delle forme metriche tradizionali, in particolare dell’endecasillabo e del settenario;
  • nell’abolizione della rima;
  • nel rilievo concesso a parole prive di pregnanza semantica (come gli articoli, le congiunzioni o le preposizioni);
  • nell’abolizione della punteggiatura e dei nessi logici.
  • lo spazio bianco diventa inoltre dominante nella pagina, quasi a sottolineare l’importanza delle pause e quindi il fortissimo rilievo delle poche parole che interrompono il silenzio.


“Sentimento del tempo”: il recupero della tradizione

La pubblicazione del Sentimento del Tempo è stata spesso letta dalla critica come il segnale di un “ritorno all’ordine”, spiegabile con il nuovo clima culturale del dopoguerra e con le nuove tendenze ideologiche del poeta che andava avvicinandosi alla fede cristiana (abbracciata definitivamente nel 1928) e al fascismo.
A livello metrico, compaiono le misure tradizionali prima rifiutate (endecasillabi, settenari, ma anche novenari), permanendo però, certe caratteristiche di fondo dell’Allegria, quali ”l’enfatizzazione delle pause” e il “peso della parola isolata”.
Il recupero della tradizione si traduce, anche sul piano formale:

  • nella scelta di una sintassi che si fa più complessa;
  • nell’uso della punteggiatura;
  • in un lessico più ricco e prezioso;
  • nel riconoscimento di un ruolo centrale dell’aggettivo.

Nel Sentimento si registrano una serie di fenomeni, assenti nell’Allegria, che troveranno significativa continuazione nella poesia ermetica, fondandone le basi stilistiche.
Si tratta:

  • dell’assenza dell’articolo;
  • dell’uso vago e indeterminato del plurale;
  • di un utilizzo personale e irrazionale delle preposizioni;
  • dell’inversione determinante/determinato (per esempio,” fuoco d’occhi”).

La riflessione del poeta si apre a temi universali e mitici quali l’innocenza e la colpa, il peccato e dunque la morte (che cessa di essere un evento naturale come nell’Allegria) e l’esilio che è interpretato come la giusta conseguenza della caduta.
I temi fondamentali, il dolore e l’enigma dell’esistenza, non sono più proiettati sullo sfondo brullo e desolato del Carso, o su quello del deserto egiziano o della capitale francese, ma sono calati in una Roma carica di memorie storiche (soprattutto barocche) o nella campagna romana.

“Il dolore”

La terza raccolta, Il Dolore (più contenuta e malinconica) comprende le accorate poesie scritte per la morte del figlio Antonietto, e altre liriche elaborate a Roma in cui trova espressione l’angoscia per l’occupazione nazista.
Il cammino di recupero della tematica religiosa, di cui si intravedono i primi segnali nell’Allegria, ma che ha trovato soprattutto spazio in Sentimento del Tempo, prosegue qui e nella raccolta successiva, La Terra Promessa.


L’ALLEGRIA


Il Titolo

Il titolo definitivo, così come il precedente, ossimorico e più esplicito Allegria di Naufragi, vuole alludere alla volontà di superare il pesante senso di sconfitta ricominciando vitalmente da capo, con inesauribile determinazione.
Il titolo originario Il Porto Sepolto conteneva l’allusione, a un fatto storico, o leggendario, sulle origini della città di Alessandria e allo stesso tempo simbolico.

Caratteri principali della Raccolta

Obiettivo del poeta, raggiunto mediante il lungo e tormentato lavoro correttorio, è conquistare il massimo d’essenzialità e di assolutezza espressiva e semantica.
A livello metrico il fenomeno più evidente è la disgregazione del verso tradizionale: la lunghezza media dei versi è infatti di cinque sillabe.
Spesso il verso è costituito da una sola parola. Viene altresì eliminata la rima e la punteggiatura. Molto risalto è assunto sulla pagina dagli spazi bianchi che isolano singole parole, che, grazie alla loro messa in rilievo, acquistano un nuovo significato.
Lo stile ungarettiano risulta per lo più evocativo e altamente suggestivo, nonostante il lessico qui piuttosto corrente e non particolarmente ricercato.
Vi è inoltre un uso frequente e forte di analogie e metafore.

I Temi: La Guerra, la Fratellanza, la Conoscenza, il Tempo, il Deserto

Le poesie della raccolta sono tutte legate a una precisa occasione: luogo e data di composizione, riportati in calce, trasformano il volume in una sorta di diario della guerra e di biografia in versi del poeta-soldato.

  • La guerra e la fratellanza: La guerra porta a riscoprire il legame di fratellanza tra gli uomini che partecipano della stessa realtà.
  • La conoscenza: Il poeta mostra attenzione alla vita psichica, propria e degli uomini con cui condivide una così dura ed esasperata condizione esistenziale.
  • Il tempo: Il tempo è quello interno, psichico, per cui non si dovrebbe parlare di ricordo, ma di un passato che trova nel presente continua attualizzazione: il breve istante rappresentato nella poesia si trasforma pertanto in durata.
  • Il deserto: Il deserto è uno dei temi più ricorrenti, cui viene associato il motivo dell’aridità, della solitudine, del miraggio ingannevole ma che apre brevi parentesi di felicità, divenendo una delle immagini più adatte a rappresentare la vita dell’uomo. L’io del poeta si proietta così sulla figura del nomade, del girovago, dell’emigrante, costretto a un viaggio inarrestabile, alla ricerca di un’introvabile” terra promessa”.