EUGENIO MONTALE
(1896-1981)



LA VITA

Nato a Genova nel 1896 da un’agiata famiglia della media borghesia.
Sempre indeciso sull’indirizzo da dare alla propria vita “pratica”, il poeta arriva fino ai 30 anni senza un lavoro fisso; nel 1927 finalmente venne assunto come redattore presso la casa editrice fiorentina Bemporad.
Dovette quindi trasferirsi a Firenze, dove nel 1929 venne nominato direttore della Biblioteca del Gabinetto Vieusseux fino al 1938, quando fu allontanato dall’incarico perché si era sempre rifiutato di prendere la tessera  del Partito fascista.
Questi anni sono caratterizzati da una straordinaria intensità di rapporti umani e culturali. In questo periodo si situa anche l’inizio del rapporto affettivo con Drusilla Tanzi, che sarebbe divenuta ben presto la compagna e poi la moglie di Montale.
Dopo la Liberazione Montale partecipò (per gli affari culturali) al Comitato di liberazione nazionale e aderì, ma per poco, al Partito d’azione (unica e breve partecipazione attiva alla vita politica).
Nel 1948 si trasferisce a Milano, dove lavora come redattore del “Corriere della Sera”; l’attività giornalistica continua quasi fino alla morte, sopraggiunta nel 1981.
Gli ultimi anni sono prodighi di riconoscimenti nazionali (per esempio la nomina a senatore a vita nel 1967) e internazionali (ricordiamo, fra tutti, il premio Nobel assegnatogli nel 1975).


LE OPERE

L’itinerario poetico di Montale è segnato da un’evoluzione che dal sublime della prima stagione giunge all’abbassamento comico-prosastico dell’ultima fase.
Con una schematizzazione estrema possiamo individuare il tema fondamentale della poesia montaliana nell’insanabile crisi del rapporto fra l’uomo contemporaneo e il reale.
Il disagio, il “male di vivere”, è dunque il filo rosso che unisce, pur attraverso varietà di modi, toni, situazioni poetiche, la prima stagione, che ha inizio con la raccolta “Ossi di seppia”, all’ultima stagione.



La Raccolta d’Esordio: “Ossi di Seppia”

Ossi di seppia: la raccolta comprende testi elaborati tra il 1920 e il 1925 (con la sola eccezione di “Meriggiare pallido e assorto”, che risale al 1916), in parte già apparsi in rivista.
Questa la struttura della raccolta: fra la poesia di apertura (In Limine, “sulla soglia”, in latino) e quella di chiusura (Riviere) si collocano quattro sezioni intitolate Movimenti (tredici componimenti),Ossi di seppia ( ventidue), Mediterraneo (un poemetto in nove parti), Meriggi e Ombre (quindici componimenti).
La poesia degli Ossi è una poesia antieloquente e in negativo: non ha nessuna verità o certezza da rivelare, ma si limita a registrare la profonda angoscia del poeta, la sua “disarmonia” con il mondo, il suo “male di vivere”, appunto, che trova espressione in celebri metafore, quali camminare lungo un muro ”che ha in cima cocci aguzzi di bottiglia”, essere imprigionati in una rete, essere legati da una catena; talvolta si intravede una possibilità di salvezza. Ma è una possibilità suggerita, vaga.
Montale non vuole e non può darci la formula risolutiva; nessuna certezza positiva, ma solo “ciò che non siamo, ciò che non vogliamo”.
Gli Ossi di seppia che danno il titolo alla raccolta, e cioè le conchiglie di certi molluschi, presenze inaridite e ridotte al minimo, appaiono emblematici di questa poetica dello “scabro ed essenziale”.
I motivi che attraversano la raccolta sono :

  • il paesaggio
  • l’amore
  • l’evasione, la fuga

Il Linguaggio Poetico

Se la realtà osservata si rivela frantumata e sfuggente, il linguaggio poetico è al contrario, preciso ed esatto.
Ogni oggetto poetico è designato dalla parola con assoluta precisione, legato a un solo significato.
Essenziale e non ridondante è il lessico, e a tal fine Montale ricorre sia a termini tecnici che dialettali, che aulici.
La caratteristica preminente della lingua degli Ossi è la ricchezza lessicale: sono molti i vocaboli con un numero di occorrenze basso, talora veri e propri Hapax (cioè vocaboli che si presentano nell’opera una sola volta).


Modelli

Fondamentale è stato il contributo di D’Annunzio al costituirsi della tecnica metrica montaliana, soprattutto per l’uso degli sdruccioli, la rima ipermetra, l’assonanza. La metrica degli Ossi non è una metrica rivoluzionaria. I metri tradizionali sono frequenti, settenari, novenari, endecasillabi.
Oltre che della lezione dannunziana, gli Ossi risentono anche di altre molteplici letture:

  • Il Dante della Commedia e quello delle rime petrose.
  • Da Pascoli, Montale eredita non pochi usi a livello metrico e lessicale: motivi quali la presenza dei morti e l’ostilità della natura.
  • Ma tracce lasciano nella sua poesia anche i simbolisti francesi, soprattutto Verlaine.

Seconda raccolta, “Le Occasioni”

Permane il motivo fondamentale della “disarmonia” e del dolore esistenziale, ma cambiano alcuni elementi: il paesaggio non solo non è più ligure ma toscano (il poeta si è trasferito nel frattempo a Firenze).
Se negli Ossi il poeta dialogava solo con il mare (tema principale della prima raccolta) o con un generico Tu, ora cerca interlocutori reali, concreti (ma per lo più fisicamente assenti); l’interlocutrice prediletta è una figura femminile.
Nell’opera di Montale la prima fase è negativa e distruttiva: egli non ritrova un oggetto nella cui realtà possa aver fiducia. La seconda fase è relativamente positiva.
Gli Ossi esprimono la consapevolezza del “male di vivere”, mentre nelle Occasioni domina la ricerca di ciò che può costituire un’eccezione alla negatività, all’assurdo del reale: la ricerca insomma del “fantasma che ti salva”, che è qui un “fantasma” femminile, quello di Clizia.
La valenza simbolica degli oggetti si accentua e si assolutizza.


Terza raccolta: “La Bufera e altro”

La situazione storica, esterna, che fa da sfondo alla nuova produzione poetica si è fatta intanto, e si va facendo, sempre più cupa: il regime dittatoriale si è inasprito e all’orizzonte si addensano minacciose nuvole di guerra, le stesse che dominano la terza raccolta.
A differenza degli Ossi e delle Occasioni, La bufera e altro appare una raccolta non unitaria ma varia per tempi di composizione, temi e intonazione poetica.
Il nucleo più unitario è certo il primo, quello di Finisterre: sono quindici poesie fortemente influenzate dalla congiuntura bellica.
Per la prima volta la storia entra con tragica violenza nella poesia montaliana: la seconda guerra mondiale diventa cupo sottofondo delle liriche di Finisterre.
La guerra non provoca una nuova visione della realtà da parte del poeta, ma semplicemente conferma e accentua il rapporto critico e disarmonico con la realtà, concepita come “assurda, irrazionale e ininterpretabile”.
Il tema dei morti, di parziale ascendenza pascoliana, ha grande spazio nella raccolta.
L’attenzione poetica di Montale rimane dunque legata saldamente alla permanente condizione umana, prima e più che agli eventi storici.
L’ispiratrice delle poesie di Finisterre è ancora Clizia, che riprende e accentua la sua connotazione metafisica orientata in senso religioso (si è detta ”Cristofora”, “portatrice di Cristo”, cioè colei che si fa mediatrice tra terra e cielo).
Nel dopoguerra compare un’altra figura femminile, assai diversa, che Montale stesso definisce ”molto terrestre” e immanente: è la Volpe, nella quale dobbiamo identificare la poetessa Maria Luisa Spaziani (con cui Montale ebbe una relazione).
In lei non è più riconoscibile alcuna salvezza, è piuttosto una sorta di “antibeatrice”.


La produzione degli ultimi decenni

Gli anni sessanta e settanta, costituiscono lo sfondo della seconda stagione poetica montaliana.
Dopo la seconda guerra mondiale e i primi difficili tempi della ricostruzione, lo sviluppo capitalistico e il progresso tecnologico danno vita a una società di massa a cui Montale guarda con un distacco aristocratico e nostalgico.
In questa crisi ideologica, il poeta, nel rimpianto dei vecchi valori che appaiono ormai irrimediabilmente perduti, rivolge alla sottocultura dominante uno sguardo scettico.
Il mondo che incontriamo in Satura, è ormai ridotto a detriti, a scorie, e il negativo è ancor più forte in quanto ormai dilagante.
Il titolo Satura, per ammissione dello stesso Montale, ha più significati:

  • allude alla vena satirica che percorre la raccolta;
  • e allude pure al sintagma latino satura lanx, che stava a indicare prima “ un piatto pieno di cibi diversi”;
  • e poi anche un genere letterario caratterizzato dalla varietà di metri e di temi.

Delle quattro sezioni che comprendono la raccolta (Xenia I. Xenia II, Satura I, Satura II), le prime due costituiscono un piccolo canzoniere scritto in occasione della morte della moglie.
Il poeta rende omaggio alla moglie: compagna affezionata e discreta, rimasta finora quasi completamente assente. Xenia è termine latino che indica i doni fatti a un ospite nel momento in cui lascia la casa che lo ha ospitato.


Il rovesciamento linguistico

In questa nuova stagione poetica il linguaggio di Montale si trasforma, lo stile viene rovesciato: il lessico tende al basso, al prosastico, e può essere definito grosso modo un lessico quotidiano.
Lo stile si fa quello della conversazione quotidiana, antilirico.
All’abbassamento tematico e lessicale si oppone una gabbia metrica e ritmica tradizionale, raffinata, sorvegliatissima, con una predilezione per le forme estreme; i versi tendono ad essere o molto brevi o superiori all’endecasillabo.