SPESSO IL MALE DI VIVERE HO INCONTRATO
Eugenio Montale

TESTO
  1. Spesso il male di vivere ho incontrato:
  2. era il rivo strozzato che gorgoglia,
  3. era l'incartocciarsi della foglia
  4. riarsa, era il cavallo stramazzato.
  5. Bene non seppi, fuori del prodigio
  6. che schiude la divina Indifferenza:
  7. era la statua nella sonnolenza
  8. del meriggio, e la nuvola, e il falco alto levato
PARAFRASI

Spesso ho visto la sofferenza del vivere: era (era…era - anafora) il faticoso fluire del ruscello (rivo) che gorgoglia (come in un lamento) impedito nel suo scorrere (strozzato: un ostacolo impedisce al ruscello di fluire liberamente), era l’accartocciarsi della foglia  bruciata  dalla calura (riarsa:  è rinsecchita  e perciò si accartoccia - rimanda al consueto tema montaliano dell'aridità esistenziale che si rispecchia, oggettivandosi, nella natura), era  il cavallo stroncato dalla fatica (stramazzato)
Non conobbi (seppi) altra possibilità di salvezza (bene - anastrofe) se non nella condizione prodigiosa (prodigio condizione rara, eccezionale come un miracolo) che un atteggiamento di superiore distacco (divina Indifferenzachiasmo – l’Indifferenza, con la i maiuscola, è conquista sovrumana che equipara l’uomo alla divinità) concede (schiude)[Il male di vivere può essere non annullato, ma almeno attenuato dall’indifferenza, che porta ad un distacco dalla realtà e quindi dal dolore]: era la statua nell’ora sonnolente del meriggio (l’immagine del meriggio cara al poeta accentua l’immobilità e l’indifferenza della statua) e la nuvola e il falco che vola lontano (verso ipermetro – per rendere lo slancio del volo che porta lontano il verso si distende oltre misura rispetto agli altri versi)
Statua..nuvola..falco: elenca immagini-simbolo dell’immobilità e quindi dell’indifferenza. La statua, immagine cara della poesia crepuscolare, viene caricata di un valore emblematico per indicare la staticità inertee insensibile delle cose. La nuvola per la sua inconsistenza e il falco per la sua libertà istintiva, colti mentre si stagliano nel cielo in un momento di staticità.


Analisi e commento:

Questa poesia è una delle più felici e famose espressioni della dolorosa concezione esistenziale montaliana, tratta un tema che tanto deve a Leopardi: “il male di vivere” e si ispira al v.104 del Canto notturno di un pastore errante dell’Asia: “…a me la vita è male”.
La lirica fa parte della raccolta “Ossi di seppia”, è strutturalmente divisa in due parti che rappresentano due momenti della riflessione del poeta.
La prima parte è incentrata sul malessere esistenziale ravvisabile nelle situazioni quotidiane in cui si riscontra un crudele incepparsi delle cose. Montale trae alcuni esempi dalla realtà naturale, nel regno inanimato, animale e vegetale: "il rivo", "la foglia", "il cavallo", colti in un momento di precarietà e dolore, come sottolineano gli aggettivi ad essi collegati: "strozzato", "riarsa", "stramazzato": il ruscello che non può più scorrere, la foglia che si accartoccia, il cavallo che è stroncato dalla fatica. E’ la constatazione che gli aspetti più dimessi e quotidiani rivelano un pianto delle cose che testimonia un cosmico male di vivere e un’uguale sofferenza degli uomini (correlativo oggettivo).
Nella seconda quartina, in opposizione al "male di vivere", Montale afferma che l'unico "bene" per l'uomo consiste nell'atteggiamento di "indifferenza" per tutto ciò che è segnato dal male e dal dolore.
Ai tre emblemi del "male" si contrappongono simmetricamente, tre esempi concreti di questa specie di "bene" (correlativi oggettivi): "la statua", "la nuvola" e il "falco": la statua si caratterizza per la sua fredda, marmorea insensibilità; la nuvola e il falco perché si levano alti al di sopra della miseria del mondo.

Metrica:

Due quartine di endecasillabi, tranne l'ultimo verso che è un settenario doppio. Schema: ABBA CDDA. Il componimento ha un andamento discorsivo e il lessico è scarno ed essenziale.
Fonicamente la poesia si esprime per la contrapposizione tra i versi chiari e distesi della seconda quartina (in sintonia con l’immagine dell’indifferenza e del distacco) e i suoni invece aspri della prima quartina (in sintonia con l’immagine dell’angoscia esistenziale).