IL VERSO



Il verso è ciascuna delle righe che formano il testo poetico.
L’origine del termine è latina, da vertere, significa “tornare indietro”, “andare a capo” ed infatti, contrariamente a quello che avviene in prosa, con la poesia l’autore va a capo alla fine di ogni verso.

Il verso è composto da un numero di sillabe che, nella poesia italiana, varia da un minimo di 2 ad un massimo di 16; in base al numero di sillabe il verso può essere:

  • Bisillabo o binario (2 sillabe);
  • Trisillabo o ternario (3 sillabe);
  • Quadrisillabo o quaternario (4 sillabe);
  • Quinario (5 sillabe);
  • Senario (6 sillabe);
  • Settenario (7 sillabe);
  • Ottonario (8 sillabe);
  • Novenario (9 sillabe);
  • Decasillabo (10 sillabe);
  • Endecasillabo (11 sillabe);

Oltre a questi versi fondamentali vi sono i versi doppi, formati da 2 versi fondamentali uniti in uno solo:

  • Doppio quinario;
  • Doppio senario (o dodecasillabo);
  • Doppio settenario
  • Doppio ottonario

In base al numero di sillabe i versi possono inoltre essere:

  • Parisillabi à sillabe pari;
  • Imparisillabi à sillabe dispari.

Esempio:

D’im/prov/vi/so verso parisillabo di 4 sillabe
è/al/to verso imparisillabo di 3 sillabe
sul/le/ma/ce/rie  verso imparisillabo di 5 sillabe
il/lim/pi/do verso parisillabo di 4 sillabe
stu/po/re   verso imparisillabo di 3 sillabe
del/l’im/men/si/tà verso imparisillabo di 5 sillabe

(G. Ungaretti, Vanità)

Le sillabe metriche, dette anche posizioni, possono:

  • Coincidere con le sillabe grammaticali
    Es.: sof/fer/ma/ti/sul/l’a/ri/da/spon/da (Alessandro Manzoni, Marzo 1821, v.1)
  • Non coincidere con le sillabe grammaticali, quando per contare il numero delle sillabe metriche è necessario tener conto delle:

Altri fenomeni linguistici permettono di variare la scansione in sillabe nelle parole per adeguarle alle esigenze strutturali del verso, sono:

  • L’aferesi è la caduta della vocale o di una sillaba all’inizio di parola.
    Per esempio: rena per “arena”, verno per “inverno”.

  • La sincope è la caduta di una vocale interna di parola.
    Per esempio: lettre per “lettere”, spirto per “spirito”, medesmo per “medesimo”.

  • L’apocope è la caduta di una vocale a fine di parola.
    Per esempio: amor per “amore”, vuol per “vuole”, ancor per “ancora”.

  • L’epitesi (o paragoge) è l’aggiunta di una vocale a fine di parola.
    Per esempio: fue per “fu”, tue per “tu”, piue per “più”.