ORGOGLIO DI POETA
(Libro III, Ode 30, vv.1-15)
Orazio



TESTO
  1. Exegi monumentum aere perennius
  2. regalique situ pyramidum altius,
  3. quod non imber edax, non Aquilo impotens
  4. possit diruere aut innumerabilis
  5. annorum series et fuga temporum.
  6. Non omnis moriar multaque pars mei
  7. vitabit Libitinam; usque ego postera
  8. crescam laude recens, dum Capitolium
  9.  scandet cum tacita virgine pontifex.
  10. Dicar, qua violens obstrepit Aufidus
  11. et qua pauper aquae Daunus agrestium
  12. regnavit populorum, ex humili potens
  13. princeps Aeolium carmen ad Italos
  14. deduxisse modos. Sume superbiam
  15. quaesitam meritis et mihi Delphica
  16. lauro cinge volens, Melpomene, comam.
TRADUZIONE E ANALISI

Ho innalzato un monumento più duraturo (perennius – comparativo di maggioranza) del bronzo (aere – ablativo di paragone di aes) e più alto (altius – comparativo di maggioranza) della mole regale (regali situ – ablativo di paragone) delle piramidi, che (quod) nè la pioggia (imber) che corrode (edax) né l’Aquilone (Aquilo – vento di tramontana) sfrenato (impotens) o l’innumerevole serie degli anni e la fuga dei tempi, possa demolire (possit diruere).
Non morirò del tutto (non omnis moriar) e gran parte (multa pars) di me eviterà (vitabit) la dea Libitina [dea dei funerali], io crescerò continuamente (usque) giovane (recens) per la lode futura  (laude postera – ablativo di mezzo) finché (dum) il pontefice (pontifex) salirà (scandet) il campidoglio con la silenziosa Vergine (cum tacita virgine - complemento di compagnia)[il riferimento è alle processioni delle vestali e dei pontefici al campidoglio durante le cerimonie].
Si dirà (dicar), dove (qua) violento rumoreggia (obstrepit) l’Ofanto (Aufidus –che scorreva vicino a Venosa città natale di Orazio) e dove (qua) povero di acque Dauno [mitico re apulo il cui nome significa “povero d’acqua”] regnò sui popoli agresti (agrestium populorum), che [io divenuto] da umile (ex humili) potente (potens) per primo (princeps) adattai (deduxisse) il carme eolico ai ritmi italici (ad Italos modos).
Sostieni (sume) la fierezza (superbiam) ottenuta con i meriti (meritis), o Melpomene (Melpomene – complemento di vocazione – Melpomene era la Musa della poesia lirica e della tragedia) e di buon grado (volens) cingimi la chioma (comam) con l’alloro Delfico (Delphica lauro – ablativo di mezzo – l’alloro di Delfi ).



Commento:

Tema

Quest’ode chiude il terzo libro dei Carmina, pubblicato nel 23 a.C. E’ una delle odi più celebri ed in essa Orazio, conscio di aver scritto poesie perenni, si autocelebra. Il tema centrale verte sulla capacità della poesia di dare immortalità, resistendo al trascorrere del tempo. Grazie alla sua opera il poeta continuerà infatti a vivere, anche dopo la morte, nel ricordo di coloro che verranno e godranno dei suoi versi. L’epicureismo di Orazio lo portava a credere che tutto morisse, anche l’anima e dunque l’unica possibilità di sopravvivenza fosse nella gloria e nella fama.
La seconda parte del componimento rivela alcuni tratti autobiografici di Orazio, come le umili origini (di famiglia non nobile infatti il padre era un liberto) e la regione arida e agreste in cui ha vissuto (la Puglia). Emerge inoltre la consapevolezza e l’orgoglio di essere un innovatore in quanto il primo ad aver portato nella cultura latina i metri greci (princeps Aeolium carmen ad Italos deduxisse modos).
Nella conclusione il poeta fiero chiede alla musa Melpomene (il nome significa letteralmente “la cantante”), attribuendo ad ella il merito del suo primato poetico, la suprema incoronazione poetica con la corona d’alloro dei poeti lirici di Delfi, sede del tempio al dio Apollo, protettore delle arti.

Forma metrica

Strofa monostica di asclepiadei minori (versi introdotti dal poeta Asclepiade di Samo).

Figure retoriche

Non omnis moriar multa que pars mei litote e allitterazione (lettera M) – v.6
Libitinammetonimia per indicare la morte – v.7
Melpomeneapostrofe – v.15

paradigmi verbi:

exegi - ind.pf. da exigo, is, exegi, exactum, ere, 3 con.= innalzare
possit - cong. pres. da possum, potes, potui, posse, comp. di sum = potere
diruere - infinito pres. da diruo ,is, rui, rutum, ere, 3 con. = demolire/distruggere
moriar - ind.fut. da  morior, reris, mortuus sum, mori, 3 con.dep. = morire
vitabit - ind.fut. da vito, as, avi, atum, are, 1 con. = evitare
crescam - ind.fut. da cresco, is, crevi, cretum, ere, 3 con. = crescere
scandet - ind. fut. da scando, is, scandi, scansum, ere, 3 con. = salire
dicar - ind. fut. pass. da dico, is, dixi, dictum, ere 3 con. = dire
obstrepit - ind. pres. da obstrepo, is, strepui, strepitum, ere, 3 con.= rumoreggiare 
regnavit - ind. pf. da regno, as, avi, atum, are, 3 con. = regnare
deduxisse - infinito pf. da deduco, is, duxi, ductum, ere, 3 con. = adattare
sume - imperativo pres. da sumo, is, sumpsi, sumptum, ere, 3 con. = sostenere
quaesitam - cong. pf. da quaero, is, quaesivi, quaesitum, ere, 3 con. = ottenere/conquistare
cinge - imperativo pres. da cingo, is, cinxi, cinctum, ere, 3 con. = cingere