ODIO IL LUSSO PERSIANO (elogio della semplicità)
(Libro III, Ode 30, vv.1-16)
Orazio



TESTO
  1. Persecos odi, puer, adparatus,
  2. displicent nexae philyra coronae,
  3. mitte sectari, rosa quo locorum
  4. sera moretur.
  5. Simplici myrto nihil adlabores
  6. sedulus, curo: neque te ministrum
  7. dedecet myrtus neque me sub arta
  8. vite bibentem.
TRADUZIONE E ANALISI

Odio (odi – perfetto logico), fanciullo (puer – complemento di vocazione), gli sfarzi (adparatus – accusativo plurale) Persiani, non mi piacciono (displicent) le corone intrecciate (nexae) di tiglio (philyra – ablativo di mezzo o di materia – dalla corteccia del tiglio si ricavava un filo per cucire), smetti (mitte sta per omitte) di cercare in quale luogo (quo locorum – avv. interrogativo + gen. partitivo)  indugi (moretur) la rosa tardiva (sera – si riferisce alle rose autunnali).
Desidero (curo) che tu non ti affanni ad aggiungere (adlabores sedulus) nulla (nihil) al semplice mirto (simplici myrto – dativo singolare): il mirto non sconviene (neque dedecet) né a te, coppiere (ministrum – accusativo retto da dedecet), né a me (neque me) che bevo sotto un breve (arta – può essere tradotto anche con folto) pergolato (sub … vite – complemento di stato in luogo).



Commento:

Tema

Quest’ode di appena 8 versi chiude il primo libro delle Odi e si ispira ad un ideale di semplicità e modestia da adottare sia nella vita che nella poesia. Orazio si rivolge allo schiavo chiedendogli di preparargli un simposio semplice e gli raccomanda di evitare ogni lusso, anche quello modesto di ornare con ghirlande di fili di tiglio e rose; è sufficiente il semplice mirto, pianta cara alla dea dell’amore, Venere, e che si addice perfettamente a colui che canta l’amore, il poeta.
La semplicità a cui aspira Orazio non è solo uno stile di vita ma è anche una scelta artistica che richiede per la propria produzione poetica uno stile semplice, lineare e privo di inutili orpelli retorici.

Forma metrica

Strofe saffiche. E’ una poesia di estrema raffinatezza formale. Il tono è colloquiale, il poeta infatti rivolgendosi al puer, al ragazzo, utilizza termini del linguaggio quotidiano: odi, displicent, curo, ecc.

Figure retoriche

Persecos odi, puer, adparatus iperbato (v.1)
rosa quo locorum sera iperbato (vv.3-4)
dedecet … neque litote (v.7)

paradigmi verbi:

odi – ind. pf. con valore di pres. da odi, odisti, odisse, difett. = odiare
displicent-ind. pres. da displiceo, es, plicui, plicitum, ere, 3 con.= dispiacere, non piacere
nexae - participio pf. da necto, is, nexui(nexi), nexum, ere, 3 con. = intrecciare
mitte - imperativo presente da mitto, is, misi, missum, ere, 3 con. = smettere
sectari - infinito presente da sector, aris, atus sum, ari, 1 dep. = cercare
moretur - cong. pres. da moror, aris, moratus sum, morari, 1 dep. = indugiare
allabores - cong. pres. da adlaboro, as [avi, atum] are, 1 con. = affannarsi ad aggiungere
curo - ind. pres. da curo, as, avi, atum, are,1 con.  = desiderare/comandare 
deduce - ind. pres. da dedeceo, es, dedecui, ere, 2 con. = sconvenire
bidente - participio presente da bibo, is, bibi, ere, 3 con. = bere