IL LATINORUM DI DON ABBONDIO



La personalità di Don Abbondio

Don Abbondio è il parroco che deve celebrare le nozze di Renzo e Lucia, ma durante la sua consueta passeggiata incontra due Bravi, sgherri di Don Rodrigo, che gli intimano di non celebrare il matrimonio pronunciando la celebre frase: "Questo matrimonio non s’ha da fare, né domani, né mai".
Don Abbondio è diventato prete non per una reale vocazione, ma perché spinto dai propri genitori, sia per ottenere una certa sicurezza economica, sia per riuscire ad appartenere ad una classe sociale più elevata rispetto a quella di origine.
Egli è un pavido, vittima dei potenti, alle cui prepotenze non riesce ad opporsi.
Il curato, dalla personalità debole e remissiva, impaurito e sconvolto dall’incontro con i Bravi cede dunque alle loro minacce e cerca la soluzione per non celebrare il matrimonio e uscire da quell’impiccio.


L’incontro con Renzo

Nel II capitolo, dopo una notte insonne, Don Abbondio decide di rimandare la cerimonia di qualche giorno per guadagnare tempo.
Quando Renzo quindi si presenta al curato, ben vestito e felice perché è il giorno delle sue nozze, Don Abbondio, prima tenta di fingere di non ricordarsi che è il giorno fissato per il matrimonio, poi adduce varie scuse. Afferma di non poter celebrare il matrimonio perché si sente poco bene, ma alla replica di Renzo che il rito non gli richiederà un grande sforzo fisico, cerca un altro pretesto e parla di “imbrogli”, ma anche in questo caso, non sapendo poi come controbattere alle domande di Renzo riguardo a quale tipo di imbrogli egli si riferisca, non riesce a sostenere l'argomento e finisce infine per far credere a Renzo che ci siano ancora alcuni adempimenti formali da sbrigare.


Il latinorum

Di fronte alle insistenze di Renzo, Don Abbondio intuisce che per convincerlo deve portare degli argomenti che egli non sia in grado di capire, sfruttando la sua superiorità culturale, infatti lui conosce il latino mentre Renzo non lo conosce. Quindi a fondamento dell’argomentazione degli impedimenti al matrimonio elenca, in latino, una serie di motivi che, se Renzo conoscesse il latino, potrebbe facilmente confutare (per esempio: error, ovvero errore di persona; cognatio, la consanguineità tra gli sposi; ligamen, vincolo matrimoniale già contratto con altri; ecc.), infatti la sua situazione non rientra in nessuno di questi impedimenti. Deve limitarsi quindi a protestare con il curato perchè gli confonde le idee parlandogli in quella lingua, "latinorum", per lui incomprensibile.
Don Abbondio agisce in maniera disonesta approfittando dell’ignoranza di Renzo, il quale è costretto a cedere perché non capendo le parole del curato non può contestare l’inconsistenza degli argomenti. Don Abbondio completerà la sua opera di convinzione facendo inoltre leva sui sentimenti, dichiarando l’affetto che lo lega al giovane e la sua volontà di aiutarlo per rimediare ad una situazione creatasi solo per un eccesso di bontà da parte sua.
A questo punto Renzo, pur rimanendo perplesso e contrariato, si rassegna.


La tecnica argomentativa

La narrazione si basa su un crescendo dell’argomentazione di Don Abbondio cui corrisponde un progressivo cedimento nella replica di Renzo.
Questo brano dimostra come la tecnica della argomentazione può essere utilizzata anche con malafede, per imbrogliare e far credere cose non vere facendo leva sull’ignoranza.