THOMAS HOBBES
(1588 -1679)



VITA

Thomas Hobbes è un filosofo britannico nato nel 1588 e morto nel 1679.
E’ uno dei maggiori rappresentanti del razionalismo inglese, corrente filosofica che si presenta in alternativa al razionalismo cartesiano.
E’ l’iniziatore dell’empirismo (corrente filosofica che riduce tutta la conoscenza all’esperienza sensitiva). Fu amico e discepolo di Bacone del quale applica il metodo induttivo- sperimentale anche al campo morale e politico.
Mentre Cartesio elabora il concetto di ragione legandola ad una metafisica spiritualistica, Hobbes lo elabora su base empiristica e nominalistica.

FRANCIA = Razionalismo cartesiano
INGHILTERRA = Razionalismo di Hobbes

Il culmine di questo razionalismo sarà l’EMPIRISMO INGLESE, che vedrà tra i suoi massimi esponenti: Locke BerkeleyHume.



PENSIERO

Hobbes sostiene che:

  • l’esperienza è la fonte e origine di ogni conoscenza e criterio di verità.
  • ogni forma di spiegazione metafisica è al di fuori della portata conoscitiva della nostra mente.
  • la filosofia è l’indagine del mondo umano

La sua opera principale è il Leviatano (Leviathan).

Hobbes vuole costruire una filosofia puramente razionale che escluda ogni rivelazione soprannaturale.
La ragione umana per Hobbes è la capacità di prevedere e di progettare a lunga scadenza la propria condotta e i mezzi per raggiungere i propri fini.
Anche gli animali, secondo Hobbes, possiedono un certo grado di ragione. L’uomo a differenza degli animali possiede il linguaggio ed è il linguaggio che permette quelle generalizzazioni che guidano la ragione umana. Per es.:
con l’invenzione della parola triangolo si è arrivati ad una generalizzazione che ha permesso di abbracciare con un solo colpo d’occhio un numero indefinito di casi simili, senza dover far fronte a ogni triangolo particolare.
Il linguaggio rende possibile il ragionamento che è sempre un calcolo, una addizione o una sottrazione di concetti. Es.:

uomo = corpo + animato + razionale
animale = corpo + animato – razionale

L’autentica conoscenza scientifica può aversi solo per gli oggetti creati dall’uomo, cioè: le scienze matematiche, le scienze morali, la politica e l’etica.

Le cose naturali invece sono prodotte da Dio e non dagli uomini, perciò gli uomini non ne conoscono le cause. Si può solo risalire dagli effetti a cause supposte ma non certe, si raggiungono così conclusioni probabili ma non necessariamente vere.

Quando l’oggetto del conoscere è un oggetto non generabile come Dio, gli angeli e in generale tutte le cose incorporee, sia la ragione che la scienza non hanno nessuna possibilità.

La sua filosofia è di netto stampo materialistico; ciò che è corporeo è l’unica realtà esistente.
Il materialismo di Hobbes sostiene che il corpo è l’unica realtà e il movimento è l’unico principio di spiegazione di tutti i fenomeni naturali (meccanicismo).

I corpi possono essere sia naturali che artificiali (le società umane).
Egli ha una concezione utilitaristica che costituisce il fondamento della sua politica.
Secondo Hobbes non esiste una norma che valga a distinguere assolutamente il bene dal male, perché bene e male non sono inerenti alla natura delle cose ma dipendono dagli individui.
Esistono nell’uomo 2 sensazioni fondamentali: il piacere e il dolore. In generale si chiama bene ciò che si desidera e male ciò che si odia. L’uomo è naturalmente portato ad appetire ciò che produce piacere e a fuggire ciò che produce dolore; su ciò si fonda il criterio di distinzione tra il bene e il male.

In natura l’uomo è egoista, dato che ricerca unicamente il suo utile, il suo piacere. Ricerca unicamente il suo utile, il suo piacere e non rispetta gli altri. Ciò determina una condizione di guerra continua. Lo stato di natura è uno stato di guerra incessante di tutti contro tutti, in cui ogni uomo è, non per malvagità, ma per intrinseca necessità, “lupo” per l’uomo (homo homini lupus). Hobbes nega l’esistenza di un amore naturale dell’uomo verso il suo simile, l’uomo non è, come sosteneva Aristotele, animale politico (socievole). L’associazione tra gli uomini nasce solo dal bisogno reciproco e non dall’amore verso gli altri.
Se l’uomo fosse privo di ragione, la condizione di guerra totale sarebbe insormontabile e porterebbe al peggiore dei mali, cioè la morte violenta. Ma la ragione umana porta l’uomo, per sfuggire a questo estremo male, a smettere la guerra generale ed a uscire dallo stato di natura consociandosi. Nasce così lo Stato.
Lo Stato è fondato non sulla natura ma sulla convenzionalità ed è perciò un “corpo artificiale”. Ogni associazione tra gli uomini sussiste finchè ciascuno vi trova il proprio tornaconto.

Il passaggio dallo stato di natura allo stato civile è determinato dalla stipulazione di un contratto con il quale gli uomini rinunciano al diritto illimitato dello stato di natura e lo trasferiscono ad altri. Ogni individuo sottomette la sua volontà a un unico uomo o a una sola assemblea. Si ha così il sovrano o leviatano che ha potere assoluto, ogni altro è suddito.
Hobbes sostiene quindi l’assolutismo politico (in contrapposizione alle idee politiche liberali di Spinoza). L’assolutismo di Hobbes prevede:

  • L’irreversibilità e unilateralità del patto fondamentale (il patto non è bilaterale tra sudditi e sovrano ma unilaterale dei sudditi tra di loro con esclusione del sovrano; una volta costituito lo stato i cittadini non possono dissolverlo);
  • Il potere sovrano è indivisibile (non può essere diviso tra poteri diversi che si limitino a vicenda);
  • Il giudizio sul bene e sul male appartiene allo stato e non ai cittadini;
  • L’obbedienza assoluta al sovrano, al quale non ci si può ribellare;
  • La negazione del tirannicidio;
  • Il conglobamento dell’autorità religiosa in quella statale (Chiesa e Stato coincidono).

Tra le varie forme di governo ammesse da Hobbes (monarchia, aristocrazia e democrazia) egli privilegia la monarchia.

Nota: Il Leviathan è un mostro marino che nelle Scritture è descritto come la più potente e terribile delle creature terrestri. Hobbes si riferisce al Leviatano per alludere alla potenza assoluta dello Stato, concepito come una persona (il sovrano) nella quale si riassumono tutte le altre persone (i sudditi).