EDVARD MUNCH
1863 -1944

LA VITA

Edvard Munch nasce nel 1863. Cresce ad Oslo, la città dove si trasferisce con la famiglia quando ha appena un anno di età. Le tragiche vicende familiari contribuiranno a dare un’impronta di dolore e di angoscia alla sua pittura: a cinque anni perde la madre, a dodici la sorella maggiore Sophie per tisi, un fratello per annegamento e Lara, l’altra sorella è affetta da crisi psichiche. Anche lui, dedito all’alcol, soffre di turbe mentali e stati di allucinazione che lo portano alla degenza in una clinica psichiatrica a Copenaghen.
Tutta la sua pittura va letta in chiave esistenzialista, con una parabola che lo vede nascere come pittore naturalista per poi incrociare il simbolismo, quindi sentire l’attrazione dell’impressionismo e infine diventare antesignano del modernismo espressionista. Il tema principale espresso dalla sua arte è l’angoscia, il male di vivere.
Ha un rapporto difficile con le donne; la tragica fine della sua relazione con Tulla Larsen segue ad una accesa lite dove un colpo di postola partito accidentalmente gli causa la parziale perdita di un dito.
Muore il 23 gennaio 1944 lasciando tutti i suoi beni al Comune di Oslo, che nel 1963 inaugurerà il Munch Museet.


LE OPERE

Nel 1892 ebbe luogo a Berlino una mostra che destò grande scandalo e fu chiusa d’autorità; vi erano esposte opere del giovane pittore norvegese Edvard Munch.
Munch si era formato a Oslo a contatto con pittori di ascendenza naturalista, come rivelano le sue prime opere, caratterizzate da temi legati alla vita quotidiana e da una pittura dai toni scuri.
Una serie di viaggi a Parigi risultò determinante per l’evoluzione della sua arte. Inizialmente essa subì l’influsso degli impressionisti, pur mostrando rispetto a questi una maggiore intensità emotiva; in seguito, attratto da Van Gogh e Gauguin, l’artista norvegese trovò in loro punti di riferimento per acquisire un linguaggio maggiormente espressivo, consono a rappresentare quella che sarà la caratteristica più originale della sua arte: una tragica, angosciosa visione esistenziale.
La pittura di Munch può considerarsi finalizzata alla rappresentazione dei sentimenti più autentici e nascosti che colgono l’uomo di fronte ai fondamentali misteri dell’esistenza: la vita, l’amore e la morte.
L’allontanamento dal realismo, nelle sue inclinazioni naturalista e impressioniste, si attua con il dipinto > La bambina malata in cui l’uso del colore diventa funzionale all’evocazione di una profonda inquietudine esistenziale.

La bambina malata

La bambina malata

La ricerca di un senso ultimo rispetto alle imprevedibili sofferenze dell’esistenza porta a una sorte di semplificazione deformante sul piano figurativo. Così ne > Il bacio i volti degli innamorati non si congiungono a significare trasporto amoroso, ma si compenetrano fino a dissolversi in un informe abbraccio che pare possedere la medesima e ineluttabile irruenza della morte.

Il bacio

Il bacio

Così il tema della morte lo ritroviamo nel > Vampiro e nell’immagine blasfema di una > Madonna cadaverica, circondata da spermatozoi infecondi che si susseguono e affiancata da un feto larvale inquietante.

Vampiro

Vampiro

Madonna

Madonna

Quando Munch espose nel 1892 a Berlino, il clima artistico della città era già estremamente teso, per la dura contrapposizione tra tradizionalisti accademici e artisti aperti invece agli influssi francesi e al naturalismo.
La mostra di Munch acuì le tensioni e gli esponenti della corrente accademica ottennero la chiusura della sua mostra. Ma gli artisti più disponibili alle novità vennero comunque influenzati dall’opera di Munch che contribuì in tal modo a preparare il terreno alla secessione di Berlino (1898).
Pittori come Liebbermann, Corinth, Kollwitz e Baluschek amavano trattare soggetti di vita quotidiana nei loro aspetti meno edificanti, in polemica con le convenzioni accademiche e con la morale borghese del tempo.

ANALISI D’OPERA: L’urlo

L’angoscia induce il personaggio, probabilmente una donna, ad urlare. Il suo sguardo atterrito non è diretto all’eventuale osservatore, non invoca l’aiuto. Le mani sono premute alle orecchie per non sentire nulla. Alle spalle una coppia cammina in direzione opposta.
La vita, se per vita s’intende la quiete, è irrimediabilmente lontana e perduta, nei profili azzurrati delle barche e nella sagoma tenue del campanile.
Le pennellate accese che si propagano intorno alla donna sono come onde sonore (l’analogia tra suono e colore rivela il legame dell’artista con il simbolismo) sprovviste di una legge che ne governi il moto e conformi soltanto all’imprevedibilità di un impulso emotivo talmente violento da mutarsi, per paradosso, nel suo esatto contrario: la lacerante assenza d’emozioni. La figura è deturpata, la scarna e deformata sagoma del volto della donna è più simile ad un teschio che ad un viso.
Nella litografia dell’urlo, eseguita dall’artista due anni dopo , l’aggressività del segno risulterà ancora più accentuata.
Munch seppe imprimere alla propria arte un’inedita intensità emotiva cui guarderanno come ad un modello i fauves e soprattutto gli espressionisti tedeschi, uniti a Munch da una altrettanto tragica visione del vivere.

L'Urlo

L'Urlo