SODDISFAZIONI DI CHI COLTIVA LA TERRA
(Cato Maior De Senectute, XV, 51/2)
Cicerone
VERSIONE MATURITA’ MAGISTRALE - anno 2000

TESTO

Venio nunc ad voluptates agricolarum, quibus ego incredibiliter delector, quae nec ulla impediuntur senectute et mihi ad sapientis vitam proxime videntur accedere. Habent enim rationem cum terra, quae numquam recusat imperium nec umquam sine usura reddit quod accepit, sed alias minore, plerumque maiore cum faenore; quamquam me quidem non fructus modo, sed etiam ipsius terrae vis ac natura delectat.
Quae cum gremio mollito ac subacto sparsum semen excepit, primum id occaecatum cohibet, ex quo occatio quae hoc efficit nominata est; deinde tepefactum vapore et compressu suo diffundit et elicit herbescentem ex eo viriditatem, quae nixa fibris stirpium sensim adolescit culmoque erecta geniculato vaginis iam quasi pubescens includitur; e quibus cum emersit, fundit frugem spici ordine structam et contra avium minorum morsus munitur vallo aristarum.
Quid ego vitium ortus satus incrementa commemorem? Satiari delectatione non possum, ut meae senectutis requiem oblectamentumque noscatis. Omitto enim vim ipsam omnium quae generantur e terra, quae ex fici tantulo grano aut ex acini vinaceo aut ex ceterarum frugum aut stirpium minutissimis seminibus tantos truncos ramosque procreet; malleoli plantae sarmenta viviradices propagines nonne efficiunt ut quemvis cum admiratione delectent?.

TRADUZIONE E ANALISI

Vengo [soggetto sottinteso: io, Catone] ora ai piaceri degli agricoltori, dei quali (quibus – pron. rel. riferito a voluptates – abl. di causa retto da delector) mi diletto (delector – è uno dei verba affectuum, verbi che esprimono uno stato d’animo) incredibilmente e che (quae – riferito a voluptates) non sono affatto (ulla) impediti dalla vecchiaia (senectute – abl. di causa efficiente), anzi mi sembra che siano particolarmente conformi (proxime accedere = si avvicinino molto) alla vita del sapiente. Poiché hanno a che fare con (rationem habere cum = avere a che fare con, avere un conto aperto con) la terra, che mai rifiuta un ordine né mai restituisce (reddit) senza interesse (sine usura) ciò che (quod, va inteso come id quod) ha ricevuto (accepit – in latino richiede il perfetto per la consecutio temporum), ma alcune volte (alias) con una rendita (faenore) minore e il più delle volte (plerum) con una maggiore; per quanto, certamente (quidem), non mi dilettano solo (modo) i frutti, ma anche la forza (vis) e la natura della terra stessa (ipsius terrae).
E questa (quae - pronome relativo riferito a terra = et ea), quando riceve nel suo grembo soffice e dissodato il seme sparso, dapprima (primum – è correlato con deinde) lo (id) tiene occultato (occaecatum = seppellisce/interra), da ciò (ex quo) questa operazione (quae hoc efficit = letteralmente: questa che fa ciò; quae va inteso come ea quae) è stata detta erpicatura (occatio); poi, riscaldato dall’aria calda (intende: dal calore della terra) e dalla sua pressione lo schiude e fa venir fuori (elicit = sprigiona, fa scaturire) da esso un verde (viriditatem) che diventa erba (herbescentem), che (quae riferito a viriditatem), appoggiandosi (nixa) sulle fibre delle radici (stirpium), a poco a poco cresce (adolescit, questo verbo e il seguente pubescens assimilano la crescita della pianticella alle tappe di crescita dell’adolescenza dell’uomo) e eretta su un gambo (culmo) nodoso (geniculato) già quasi sviluppato (pubescens), viene avvolto (includitur = rinchiuso, incastonato) in guaine; e dalle quali quando (quibus cum = et cum ex iis ) viene fuori, genera un frutto costituito nella forma di spiga (spici) e contro le beccate (morsus =i morsi) degli uccellini (avium minorum  = uccelli più piccoli) è protetto da un vallo (vallum - tipo di fortificazione) di reste (aristarum – tipologia di corazze).
Perché ricordare (dovrei io ricordare) la nascita, la semina (ortus/satus - hysteron proteron, figura retorica che consiste nell’inversione cronologica dei termini, in questo caso: prima nascita e poi semina), la crescita delle viti (vitium = genitivo plurale di vitis)? Non posso essere saziato (satiari) dal piacere [che ne deriva], [lo dico] affinché conosciate (noscatis) la pace e la gioia della mia vecchiaia.
Tralascio infatti la forza stessa di tutto ciò che è generato dalla terra, tale che (quae) da un minuscolo (tantulo) grano di fico o da un vinacciolo di un acino o dai minutissimi semi delle altre messi (ceterarum frugum) o piante (stirpium) produca (procreet – il congiuntivo per esprimere la possibilità e non un dato di fatto) tronchi e rami così grossi (tantos): magliuoli (malleoli - innesto di vite), germogli (plantae), tralci (sarmenta), talee (viviradices – da viviradix), propaggini, non (nonne – viene usato nelle interrogative retoriche che prevedono la risposta affermativa) fanno in modo forse che dilettino con ammirazione chiunque (quemvis – acc. di quevis)?


Commento:

Questo brano fa parte dell’opera filosofica di Cicerone Cato Maior De Senectute (44 a.c.). In particolare in questo estratto Cicerone fa parlare Catone in merito ai lavori agricoli ed alla piacevolezza che deriva dallo svolgerli . Le maggiori difficoltà nell'interpretazione di questo brano sono determinate dalla resa dei vari termini tecnici botanici presenti e dalla complessità di individuare l’interpretazione più adatta di alcuni passi che presentano traduzioni diverse ma tutte legittime, per es. “deinde tepefactum vapore et compressu suo diffundit” può essere tradotto anche con: “dopo averlo intiepidito con il suo calore e la sua pressione, lo fa schiudere”; oppure: “dopo averlo intiepidito con il suo calore, lo fa uscire dal suo abbraccio”; o ancora: “reso tiepido dal calore della terra, con la sua pressione lo schiude”.